Tra le persone con diagnosi di diabete mellito, la prevalenza di ulcere del piede è del 4-10%, l’incidenza annuale basata sulla popolazione è compresa tra l’1 ed il 4.1% e l’incidenza nel corso della vita può raggiungere anche il 25%.
Le ulcere frequentemente diventano infette, causano grande morbidità, determinano considerevoli costi finanziari e rappresentano il primo stadio verso l’amputazione dell’estremità inferiore.
Uno studio ha analizzato l’efficacia dei metodi in grado di prevenire le ulcere del piede diabetico, consultando gli articoli pubblicati in letteratura tra il 1980 ed il 2004.
La prevenzione delle ulcere del piede diabetico ha inizio con lo sceening della perdita della sensibilità protettiva, utilizzando il monofilamento di Semmes-Weinstein.
La neuropatia può essere quantificata mediante biotensiometria, misurazione della pressione plantare del piede, valutazione dello stato vascolare delle estremità inferiori con ultrasonografia Doppler, determinazione degli indici pressori caviglia-braccio.
Tali misurazioni, insieme ad altre informazioni ottenute dalla storia e dall’esame medico, permettono di stratificare i pazienti in base al rischio, e di stabilire il tipo di intervento.
L’educazione del paziente ad una cura appropriata del piede, ed il sottoporsi a visite periodiche del piede sono interventi efficaci per la prevenzione dell’ulcerazione.
Altri interventi comprendono l’ottimizzazione del controllo glicemico, smettere di fumare, cure podiatriche intensive, la rimozione dei tessuti callosi, e l’applicazione di chirurgia profilattica del piede.
La validità dei diversi tipi di calzature per la prevenzione dell’ulcera non è chiaro.
C’è evidenza a sostegno dello screening di tutti i pazienti diabetici, allo scopo di identificare quelli a rischio di ulcerazione del piede.
Questi pazienti potrebbero ottenere benefici da interventi profilattici, compresa l’educazione del paziente, la prescrizione di calzature idonee, cure podiatriche intensive e valutazione di interventi chirurgici. ( Xagena2005 )
Singh N et al, JAMA 2005 ; 293 : 217-228
Endo2005