Forxiga, il cui principio attivo è Dapagliflozin, è stato approvato per il trattamento del diabete mellito di tipo 2. Dapagliflozin è il capostipite di una nuova classe di farmaci, gli inibitori del cotrasportatore sodio/glucosio di tipo 2, anche noti come inibitori SGLT2.
Il diabete mellito di tipo 2 è una malattia metabolica caratterizzata da alti livelli diglicemia. I sintomi della malattia comprendono: minzione frequente, sete costante ed eccesso nell’appetito. Questi sintomi sono presenti in circa l’85-95% dei pazienti adulti con diagnosi di diabete.
Dapagliflozin agisce a livello renale rimuovendo il glucosio supplementare presente nelle urine. Inoltre aiuta a ridurre i livelli di glucosio nel sangue, il peso corporeo, così come la pressione sanguigna.
Forxiga trova impiego come terapia di seconda linea, al dosaggio di 10 mg una volta al giorno.
L'approvazione di Forxiga si è basata sui dati provenienti da 11 studi clinici di fase III. Gli studi randomizzati e controllati con placebo, in doppio cieco, hanno arruolato 5.693 pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2. Gli studi hanno valutato la sicurezza e l'efficacia di Forxiga, rispetto al placebo. Ai pazienti sono stati somministrati 10 mg di Dapagliflozin una volta al giorno come terapia orale.
Gli studi di fase III hanno raggiunto l'obiettivo di valori di emoglobina glicata ( HbA1c ) inferiori a 7%. I risultati hanno anche mostrato che Dapagliflozin ha ridotto il peso corporeo e la pressione sanguigna.
Gli eventi avversi rilevati durante gli studi clinici, hanno incluso: aumento della creatininemia, nausea, eruzioni cutanee e vertigini.
Nel corso degli studi clinici, sono stati individuati problemi di sicurezza tra i pazienti trattati con Dapagliflozin. Forxiga è risultato associato a un aumento dell’incidenza di tumori della vescica e della mammella.
Poiché gli effetti di Dapagliflozin dipendono dalla funzione renale, l'efficacia del farmaco è ridotta nei pazienti con insufficienza renale. Pertanto, l'uso di Forxiga non è raccomandato nei pazienti con forma moderata-grave di insufficienza renale.
Nel complesso non è stato rilevato uno squilibrio di neoplasie maligne tra i pazienti trattati con Dapagliflozin e quelli del gruppo controllo. La scoperta inaspettata di una più elevata incidenza di tumore della vescica ( 0.16% rispetto a 0.03% nei controlli ) e di tumore della mammella ( 0.40% rispetto a 0.22% nei controlli ) nei pazienti trattati con Dapagliflozin ha creato preoccupazione soprattutto alla luce dei lunghi periodi di trattamento e di un possibile uso diffuso.
Anche se i dati di studi di cancerogenicità sugli animali non abbiano indicato effetti genotossici o cancerogeni di Dapagliflozin, il Comitato scientifico, CHMP, dell’EMA ( European Medicines Agency ) ha ritenuto necessario mantenere questo potenziale rischio sotto stretta osservazione e ha richiesto l’effettuazione di uno studio epidemiologico con Dapagliflozin.
Il rischio potenziale di cancro sarà anche esaminato nello studio che sta valutando il rischio cardiovascolare con Dapagliflozin. ( Xagena2012 )
Fonte: EMA, 2012
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