Il diabete mellito di tipo 2 e la resistenza all’insulina sono correlati ad un aumento del rischio di infarto miocardico.
Sebbene esistano delle differenze nella sensibilità all’insulina tra i farmaci ipoglicemici orali, non è chiaro se tali differenze si traducano in un differente rischio per l’infarto miocardico e se esistano differenze tra tali farmaci.
Ricercatori dell’University of Pennsylvania School of Medicine hanno compiuto uno studio caso-controllo riguardo al primo episodio di infarto miocardico in una zona comprendente 5 Contee in un periodo di 56 mesi.
Hanno preso parte allo studio pazienti affetti da diabete di tipo 2 ospedalizzati per un primo episodio di infarto miocardico. Il gruppo controllo era rappresentato da soggetti diabetici arruolati in modo casuale nella stessa area geografica.
Le informazioni riguardo al trattamento e ad altri dati clinici sono state ottenute attraverso interviste telefoniche.
Dopo aggiustamento per tutti i fattori confondenti, l’odds ratio ( OR ) di infarto miocardico per la monoterapia con un tiazolidinedione e per la monoterapia con Metformina, rispetto alla monoterapia con una solfonilurea, è stato di 0.33 ( p = 0.03 ) e di 0.48 ( p = 0.01 ), rispettivamente.
L’aggiunta di un tiazolidinedione, ma non di Metformina, alla monoterapia con una sulfonilurea è risultata correlata ad una significativa riduzione del rischio di infarto miocardico rispetto alla terapia con la sola sulfonilurea.
In conclusione, l’impiego di farmaci insulino-sensibilizzanti è associato ad un rischio significativamente ridotto di infarto miocardico, rispetto all’impiego di una sulfonilurea, e l’aggiunta di un tiazolidinedione alla monoterapia con una sulfonilurea è correlata ad un più basso rischio di infarto miocardico. ( Xagena2006 )
Sauer WH et al, Am J Cardiol 2006; 97: 651-654
Endo2006 Cardio2005 Farma2006