Il farmaco ipoglicemizzante Pioglitazone ( Actos ) riduce il rischio di sviluppare il diabete mellito tra le persone con insulino-resistenza e malattie cerebrovascolari.
Lo studio IRIS ( Insulin Resistance Intervention after Stroke ) ha trovato che il Pioglitazone riduce di un significativo 24% il rischio di recidiva di ictus o infarto del miocardio nelle persone con insulino-resistenza, senza diabete franco, e una storia recente di ictus o attacco ischemico transitorio ( TIA ).
Il Pioglitazone è il primo farmaco che ha dimostrato di prevenire sia la progressione a diabete sia gli eventi cardiovascolari maggiori come risultati prespecificati in un singolo studio.
E’ stata compiuta una nuova analisi, tra i 3.876 pazienti assegnati in maniera casuale a Pioglitazone oppure a placebo con un follow-up mediano di 4.8 anni.
La progressione verso il diabete si è verificata nel 3.8% con il Pioglitazone contro il 7.7% con placebo, una differenza significativa, con un hazard ratio ( HR ) di 0.48 ( P inferiore a 0.0001 ).
La differenza è stata principalmente guidata da pazienti con valori iniziali di glicemia a digiuno pari o superiori a 100 mg/dL ( HR=0.41; p inferiore a 0.0001 ) ed emoglobina glicata ( HbA1c ) di 5.7% o superiore ( HR=0.46; p inferiore a 0.0001 ).
Negli anni passati erano emersi problemi di sicurezza riguardante tutta la classe dei tiazolidinedioni e sul Pioglitazone, in particolare, che hanno ostacolato l'uso di questi farmaci.
Nello studio IRIS, il Pioglitazone, rispetto al placebo, è risultato associato a un maggior aumento di peso ( 5.8 vs -1.2 kg, P inferiore a 0.001 ), più alti tassi di edema ( 35.6% vs 24.9%, P inferiore a 0.001 ), e più alto tasso di fratture ossee che necessitavano di ricovero in ospedale o di intervento chirurgico ( 5.1% vs 3.2%, p = 0.003 ).
L'incidenza di insufficienza cardiaca non è aumentata ( 3.8% vs 3.7%, P = 0.80 ), né l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca ( 2.6% vs 2.1%, P = 0.34 ).
Non è stato riscontrato un eccesso di cancro alla vescica nel gruppo Pioglitazone ( 0.6% vs 0.4%, P = 0.37 ).
Lo studio, tuttavia, non era dimensionato per rilevare le differenze di specifiche neoplasie. ( Xagena2016 )
Fonte: Diabetes Care, 2016
Endo2016 Neuro2016 Farma2016