La Semaglutide, un agonista del recettore GLP-1 riduce in modo significativo il rischio di morte cardiovascolare, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale negli adulti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare.
Sono stati esaminati i dati dello studio SUSTAIN 6 riguardanti 3.297 pazienti adulti ( età media, 64.6 anni ) affetti da diabete mellito di tipo 2 ( valori medi di emoglobina glicosilata [ HbA1c ], 8.7% ) in trattamento con un regime di cura standard, assegnati in modo casuale a Semaglutide una volta alla settimana, 0.5 mg o 1 mg, oppure a placebo per 104 settimane.
SUSTAIN 6 è uno studio di sicurezza cardiovascolare eseguito sotto il mandato della Agenzia regolatoria statunitense, FDA ( Food and Drug Administration ).
L’endpoint primario era rappresentato dai primi eventi di morte cardiovascolare, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale.
I partecipanti dovevano avere 50 anni o più, con evidenza clinica di malattia cardiovascolare oppure 60 anni o più con evidenza subclinica di malattia cardiovascolare.
Il precedente trattamento poteva includere da 0 a 2 farmaci orali con o senza l'aggiunta di Insulina basale.
Il valore basale di HbA1c doveva essere del 7% o superiore, con un limite massimo.
L'83% dei partecipanti presentava malattia cardiovascolare definita; il 58.8% presentava malattia cardiovascolare definita senza nefropatia, il 10.7% presentava solo malattia renale, e il 13.4% soffriva sia di malattia cardiovascolare sia di malattia renale.
L'endpoint primario di prima manifestazione di morte cardiovascolare, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale si è verificato nel 6.6% del gruppo Semaglutide ( 108 eventi ) e nell’8.9% del gruppo placebo ( 146 eventi; hazard ratio, HR=0.74; IC 95%, 0.58-0.95 ).
Entrambi i gruppi avevano tassi simili di mortalità cardiovascolare ( Semaglutide, 44 eventi; placebo, 46 eventi ).
Rispetto al placebo, il gruppo Semaglutide ha presentato una minore incidenza di infarto miocardico non-fatale ( HR=0.74; IC 95%, 0.51-1.08 ) e ictus non-fatale ( HR=0.61; IC 95%, 0.38-0.99 ).
Quando è stato preso in esame un outcome cardiovascolare composito esteso, comprendente la prima manifestazione di morte cardiovascolare, infarto miocardico non-fatale, ictus non-fatale, rivascolarizzazione e angina instabile richiedente ospedalizzazione o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, il gruppo Semaglutide ha sperimentato un minor numero di eventi ( 12.1% ) rispetto al placebo ( 16% ; HR=0.74; IC 95%, 0.62-0.89 ).
L’emoglobina glicosilata è diminuita maggiormente nei gruppi Semaglutide ( 0.5 mg, 1.1%; 1 mg, 1.4% ), rispetto al gruppo placebo ( 0.4%; p inferiore a 0.0001 ).
Allo stesso modo, i partecipanti nei gruppi Semaglutide avevano più probabilità di raggiungere gli obiettivi di HbA1c inferiore al 7% oppure al 6.5% o minore rispetto al gruppo placebo ( p inferiore a 0.0001 per tutti ).
Il gruppo Semaglutide ha presentato tassi significativamente più elevati di complicanze retiniche rispetto al gruppo placebo ( HR=1.76; IC 95%, 1.11-2.78 ).
Sessantasei partecipanti avevano, al basale, complicanze retiniche ( 84% nel gruppo Semaglutide, 82.8% nel gruppo placebo ).
L’insorgenza o il peggioramento della nefropatia era meno comune nel gruppo Semaglutide ( 3.8% ), rispetto al gruppo placebo ( 6.1%; HR=0.64; IC 95%, 0.46-0.88 ).
Non è stata riscontrata differenza tra i gruppi riguardo agli episodi ipoglicemici gravi o all’ipoglicemia.
Dallo studio è emerso che, tra i pazienti con diabete mellito di tipo 2 ad alto rischio cardiovascolare, il tasso di prima occorrenza di morte per cause cardiovascolare, infarto miocardico non-fatale o ictus non-fatale era significativamente più basso in coloro che erano in trattamento con Semaglutide rispetto a quelli trattati con placebo. ( Xagena2016 )
Fonte: 52nd EASD Annual Meeting, 2016
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